Beirut innamoramento

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La visita a Beirut è stato un fatto importante. L’organizzazione zootecnica a Beirut era la società Solidar, facente parte di un grande agglomerato che importava e vendeva auto (volvo, porsche), profumi, abbigliamento, liquori, gioielli, scarpe, in poche parole tutto. Solidar aveva i contatti con Duphar Amsterdam che parlava solamente di vitamina D, A e E. Poche cose sul gruppo B, niente su gli antibiotici. Ci furono dei messaggi telex e venne chiesto ad Amsterdam di inviarmi a Beirut perchè “avevano bisogno”. Gli amici olandesi mi prepararono “fai attenzione, con l’arabo devi tener duro, devi negoziare” ed insistevano. Ero giovane era, credo il 1965. Alloggiai all’Hotel Phenicia, dove incontrai l’ex presidente del Milan, che aveva affittato per una ora al giorno Telestar, il satellite, per le transazione bancarie. Mi prese in custodia Wajii Corbani, con un pò più anni di me e con una gran voglia di fare. A Beirut furoreggiavano le ditte americane, inglesi, tedesche. In Solidar credo fosse socio Jeahd Abillama, che conobbi la mattina dopo. Un tipo davvero speciale. Spaccato l’attore del film 10. Piccolo, magro, con un bicchiere di whisky in mano, ed era prima mattina. Commina con il suo bicchiere a passi lunghi, quasi strascicati, e dettava le lettere. Camminava e dettava. Andai con Wajii da quattro possibili clienti il primo giorno e divenni improvvisamente l’uomo del giorno. Mi disse di non fare assolutamente prezzi e commenti sul prezzo, e di vedere se vi era la possibilità di allargare la gamma dei prodotti, sino a quel momento limitati alle vitamine Duphar. Mi capitarono diverse cose.

Il caffè

La riunione era sempre con diverse persone, vestite da arabo, comodamente su poltrone, davanti ad ognuna un tavolino, con una tazza vuota. Ogni 10 minuti passava un uomo con le pantofole con la curva sul davanti ed una brocca. Guardava la tazza e, se non era piena, la riempiva. A me il caffè piace molto, caldo ed amaro. Quindi ad ogni passata la mia tazza era vuota, veniva riempita, io ringraziavo e subito bevevo il calco e forte caffè. Morale mi prendevo 2 valium al giorno. Wajii mi spiegò che il tutto era un rito. Nessun beveva il caffè turco. Io gli risposi che era un fatto automatico. Mi aiutò sistemandosi vicino vicino e preveniva il gesto del riempimento della tazza.

Monsieur Oui

Venni chiamato il signor si, perché per ogni prodotto che mi mostravano che usavano, la mia risposta era che lo potevamo fornire anche noi con una qualità e prezzo forse (il massimo della mia capacità negoziatrice) più stabile (mi sforzavo di non dire basso). Mi mostrarono NF180, ed appena vidi l’etichetta feci loro la storia del Nitrofurazone ed aggiunsi che il Furazolidone era un miglioramento e che il Furaltadone era ancora meglio per gli idrosolubili. NF180 era verde, “anche il nostro, può essere fornito con il colore verde”. Clortetraciclina, Tetraciclina, Ossitetraciclina, sulfamidici e per me, operando nel settore in Italia era una possibilità assoluta. Vermifughi, anticoccidici, preparazioni liquide. Al ritorno Wajii parlò con Jeahd ed insieme andarono dalla Signora capo dell’agglomerato e, me lo dissero loro, telefonarono alla Duphar.

L’appartamento di Jeahd Abillama.

Per l’aperitivo mi portarono all’appartamento di Jeahd. Grande, conobbi la moglie dai magnifici occhi verdi. Mentre arrivavano persone, io ero in poltrona, Wajii sempre seduto vicino a me per farmi conoscere le persone che entravano, tra cui il fratello, capo della polizia di Beirut. Io guardavo la libreria in legno e sentivo quasi il profumo del legno. Jeahd camminava con il suo bicchiere e l’andatura ballante, veniva verso di me, mi guardava (i suoi occhi avevano sempre un non so che di liquido) e mi chiedeva: “Credi in Dio?” e, senza darmi il tempo di accennare ad una risposta se ne era già andato sempre camminando. “Dove sei con la mente?” lo fermai per chiedergli della libreria. “Sono le opere degli illuministi. Tutti nella prima edizione. La libreria è in legno di ciliegio, mio nonno e mio padre”. Laconico e ballante. Wajii, per togliermi dalla situazione mi disse di chiedere a Jeahd di farmi vedere l’argenteria. “Wajii, ma non si usa, noi in Italia questo non lo chiediamo mai.”. “Fallo”. Lo chiesi a Jeahd, che un pò infastidito, chiamò un servitore e con Wajii venni accompagnato all’ascensore e mi diedero uno stampato. Lo stampato era un catalogo. Scendemmo al piano inferiore: il piano dell’argenteria. Al piano sotto ancora viveva il fratello di Jeahd, capo della polizia, e sopra Jeahd, forse ci saranno stati altri piani con altri fratelli. Ma questo non lo so. L’argenteria non conteneva posate come mi aspettavo ma erano opere d’arte regalate alla famiglia Abillama i cui componenti ebbero degli incarichi di Presidente, Ambasciatore, ed altri ancora. In pratica era un museo, ridotto poiché occupava tutto un piano, ma un museo. Al ritorno dalla visita dell’argenteria ci fu un momento dedicato all’aperitivo. Sul giradischi venne messo un disco di Peppino Gagliardi “Napoli c’est fini” ed il fratello di Jeahd mi chiese se potevo tradurlo. Peppino Gagliardi cantava, io traduceva il francese senza eccessivi problemi, e gli altri piangevano. Wajii no. Alle 3 andammo a cena eravamo circa una trentina e mi dissero che era in mio onore perché  avevo dimostrato “di essere speciale”. Il giorno dopo altre visite, tutte un successo.

I cedri

Jwahd e Wajii mi portarono, con l’autista, sulle montagne a vedere i cedri e una caverna, con stalattiti e stalagmiti, un laghetto transitabile con una barca. Al rientro, 40 minuti, eravamo al porto, vicino all’Hotel Phenicia e mangiammo pesce. Ricordo che gustai dei merluzzetti.

Tornai avendo comprato dei regali (pelle di pecora) per amici e conoscenti, mi ci vollero almeno 3 borsoni nuovi. Al rientro gli olandesi vollero sapere “che diavolo hai combinato e perché Solidar adesso verrà servita da Italia?”. Via telex è difficile entrare nei particolari.

Mi innamorai del Libano e dei Libanesi. Del loro modo di parlare e di negoziare. Di Beirut. Venni stregato. Seppi poi che sin dai confini con la Cina due che volevano discutere di un affare si recavano a Beirut. Da dovunque provenissero. Era il centro che metteva in comunicazione Asia e Europa e il resto del mondo. E mi parlavano di antibiotici! Ad un italiano! Era la manna.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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