rimpianti? proprio nessuno

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Hai detto di non avere rimpianti ne rimorsi. Proprio nessuno.

Difficile non avere dei rimpianti. La mia attività nello specifico settore feed me ne fa ricordare almeno due. Due rimpianti perché, se avessi o si fosse agito diversamente, i scenari delle nostre attività avrebbero avuto un’evoluzione migliore.

Primo rimpianto

Siamo nel 1965. Philips decide che il suo core business è l’elettronica e vuole disfarsi di ogni altro settore (chimica, farmaceutica, agricoltura, tra le altre). Philips in quel tempo era nota in ogni Nazione, in ogni piccolo paese di qualsiasi nazione vi era, quanto meno, un rivenditore di lampadine e radioline Philips. Diedi le dimissioni per fondare Doxal srl, che sarebbe stata acquistata da Philips al 100% solo 9 mesi dopo per diventare Doxal spa.

Ma quale è il rimpianto?

Perché diedi le dimissioni? Perché volevo continuare la mia attività nel settore zootecnico. Ho cercato un’altra soluzione perché la decisione di mantenere le attività nel grembo di Philips era stata decisa. Il rimpianto è quello di non aver contattato altri funzionari nelle diverse Nazioni, che gestivano le attività di Duphar e quindi venivano messi in discussione. Quando un global player decide di negoziare l’uscita del proprio business vi è una possibile disponibilità di gestori nel cercarsi delle alternative. Allora era il tempo della nascita dei settori: si sarebbero inventati gli alimenti, gli integratori, i terapeutici. Sarebbe stato comunque una continuazione di una attività nello stato nascente di un settore. Succedesse ora sarebbe differente. L’innovazione e l’evoluzione continuerà ma sono diverse le opportunità come quantità e come qualità e come specificità. Ma sempre, quanto avviene un cambiamento da un organizzazione mondiale, vale sempre la pena di guardare con attenzione ai vari gestori.

Cosa stai cercando di dire? Per il momento mi fermo qui. Resta il primo rimpianto: quello che non mi era neanche passato per la mente. Solo anni dopo contattai il gestore spagnolo che aveva tentato di partecipare ad una attività di produzione di integratori ma con soci sbagliati. Conobbi il gestore portoghese che aveva continuato in proprio e galleggiava. Ma questo può essere un ricordo specifico. Il rimpianto è per il fatto che nemmeno mi venne la minima idea. Sarebbe stata una possibilità per stringere delle alleanze. E la rete distributiva Duphar non aveva concorrenti era quanto di meglio ci fosse. Non ero preparato mentalmente e questo fu un errore: forse non ne sarebbe nato niente ma almeno ci avevo provato.

Secondo rimpianto

Il secondo rimpianto è diverso e non è dipeso da me o da noi. Pedro Clarens e Mauro avevano individuato una possibilità per la produzione di una decina di prodotti di sintesi in Brasile. Il Brasile, di fronte ad una produzione nazionale avrebbero fermato le importazioni. Le sintesi si riferivano a Vitamina K3, Robenidina, Meticlorpindolo, Carbadox, Nicarbazina, Furazolidone, Furaltadone, Nitrofurazone, Nitrovin, Lasalocid. Clarens e Mauro avevano individuato nel Sig. B. l’imprenditore che avrebbe avuto il 51%, così permetteva la norma brasiliana. L’investimento sarebbe stato di 1 milioni di dollari e la fabbrica sarebbe sorta in Campinas. Mentre loro erano andati a formalizzare gli atti, anche con le Autorità Statali, io feci il giro delle sette Chiese: andavo da una multinazionale “Noi entro un anno produrremo in Brasile questo e quest’altro, e le importazioni verranno bloccate. Interessa?” Non ebbi bisogno di girare molto. Qualche  multinazionale utilizzava le produzioni che facevamo in Spagna e quindi conoscevano la qualità delle sintesi. In breve mi avevano assicurato che avrebbero ritirato tutta la produzione (almeno per 5 anni) e l’avrebbero commercializzata non solo in Brasile ma anche nell’America Meridionale e Centrale. Questo fatto era da ritenersi importante perché le multinazionali avrebbero sancito la credibilità qualitativa delle produzioni per almeno 5 anni, dopo la credibilità sarebbe passata alla fabbrica.

Ma il Sig. B. aveva una propria organizzazione che vendeva ….. sali per insilati. Con una ventina di agenti a provvigione. Il costo della fabbrica fu di 2 milioni anzichè 1. La produzione effettuata non fu del 100% di quanto previsto, ma solo del 40%, e i clienti chiesero che il rimanente venisse dalle importazioni, per mancanza di capacità produttiva. Un anno dopo il Sig. B. scrisse una lettera per chiedere 200.000 dollari da dare, brevi manu, al Sig. [nome e cognome], capo della dogana, come era stato fatto il primo anno e per le previsioni di produzione.

“Ma se la produzione n on è arrivata al 40% e per quest’anno sarà un miracolo se arriveremo alle quantità dell’anno prima? Perché pagare?”

Ma il Sig. B chiese un incontro per spiegare che non pagare significava perdere il contatto personale con le dogane e questo non andava bene. Mi recai con Clarens a S. Paulo. Appena atterrato, mi ricordo, volli un cafesinho, che trovai pessimo.

L’incontro avvenne a Campinas nella splendida fabbrica bianca e blu, con due agenti di sicurezza con pistole all’entrata, piena di impiegati (che tra l’altro avevano ordini i blocchi riferiti ai sali per insilati), e il numero previsto di operai. Il sig. B. pretendeva di continuare a proporre la vendita delle materie prime attraverso la sua rete di vendita per insilati. Gli feci presenti che era un errore. Mi rispose che il 51% aveva deciso e così era finita la discussione.

Presenti c’erano il Sig. B. il suo avvocato e Clarens. Mi ricordo che li guardai senza parlare per un pò: poi guardai l’orologio: “Lei ha il 51%. Ha scritto questa lettera. Sono stato al Ministero degli Esteri Italiano che mi ha messo in contatto con il Dr. X dell’Ambasciata Italiana in Brasile. Adesso me ne torno all’albergo. Se entro due ore da quando sono rientrato nella stanza, non ci ripaga il 49% di 2 milioni di dollari, la lettera che è un ricatto, non so se organizzato, da solo, da lei, Sig. B, oppure è davvero come la descrive e quindi prevedo fastidi anche penali.”. Mi alzai. Pedro mi disse “Dove vai?”. “Torno in albergo ho un tassi che mi aspetta mandatomi  d’accordo con l’Ambasciata. Tu torna con un altro mezzo.”.

Poco dopo le due ore venne Pedro con l’Avvocato: con un piano di rientro e i relativi documenti bancari. Mi ricordo che incassammo un pò sopra la metà ma che con il cambio del dollaro, facemmo pari. Il rimpianto? E’ grande. L’iniziativa di Pedo e di Mauro avrebbe permesso il posizionamento in America Meridionale e Centrale, tutt’ora fuori dalla nostra portata. E lo avrebbe permesso come fabbricanti di materie prime di alta qualità. Credo che l’avventura del Sig. B., in quanto fabbricante sia terminata, anche se in Internet vi sono ancora dei Sig. B. (forse i figli o nipoti).

Ecco i miei due rimpianti grandi. Poi ci sono anche quelli minori ma questi sono davvero grandi.

 

 

 

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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